Settembre non è solo un mese sul calendario. Per chi vive la scuola è un capodanno emotivo, un tempo di ripartenza carico di aspettative, buoni propositi e, inevitabilmente, qualche ansia.
L’odore dei libri nuovi si mescola al brusio dei corridoi ritrovati, ma sotto questa superficie vibra una tensione sottile, quella tra il mondo della famiglia e quello dell’aula. Due universi che, anziché orbitare in armonia attorno ai ragazzi, rischiano di entrare in rotta di collisione.
In questo scenario complesso e delicato si inserisce la riflessione di Valentina Camen, che con il suo nuovo libro Genitori sicuri, adolescenti sereni (Fabbri) offre una bussola preziosa. Le sue parole, raccolte in occasione del “back to school“, non sono solo consigli per insegnanti e genitori, ma un vero e proprio manifesto per un’educazione condivisa, un invito a trasformare due fronti potenzialmente opposti in un’unica, solida architrave.
Il punto di partenza del pensiero di Camen è tanto semplice e allo stesso tempo fondamentale: casa e scuola non devono mai essere separate. Sembra un’ovvietà, ma nella pratica quotidiana è la prima regola a essere infranta. “Il prof ce l’aveva con me”, “il compito era troppo difficile”, “l’insegnante non ha capito”: quante volte queste frasi, pronunciate da un adolescente, trovano un rifugio tra le mura domestiche?
Valentina Camen è chiarissima su questo punto. Quando il genitore offre riparo incondizionato a queste lamentele, senza un confronto, senza un dialogo, apre una crepa. E in quella crepa, l’adolescente, maestro di manipolazione istintiva, si infila. “Quando il ragazzo sente questa alleanza tra scuola e famiglia”, spiega Camen, “percepisce due pilastri solidi. Se invece i pilastri vacillano, se uno cede per criticare l’altro, l’intera struttura educativa diventa instabile“.
Per un docente, questo significa non sentirsi soli di fronte alla classe. Significa sapere che, a casa, c’è un interlocutore che lavora per lo stesso obiettivo: aiutare il ragazzo a trovare “un punto di forza per prendere sul serio l’impegno scolastico”. L’autorevolezza del singolo – insegnante o genitore che sia – si amplifica esponenzialmente quando diventa autorevolezza condivisa.
Ma come si costruisce, concretamente, questa alleanza? La risposta di Camen ruota attorno a due concetti chiave: comunicazione efficace e comunicazione assertiva. Il colloquio scuola-famiglia, spesso vissuto come un tribunale dove si cercano colpevoli, deve trasformarsi in un tavolo di lavoro.
“Dobbiamo fuggire dalle etichette“, ammonisce l’autrice. “Frasi come ‘suo figlio è molto pigro’ o ‘è svogliata’ sono macigni. Non descrivono un comportamento, ma marchiano un’identità. Il ragazzo impara presto ad associare il giudizio alla sua persona, entrando in un circolo vizioso in cui il voto non misura più l’impegno o la comprensione di un argomento, ma il suo valore personale. ‘L’insegnante mi apprezza e mi ama se io raggiungo questi risultati'”.
La proposta è di cambiare radicalmente linguaggio. Non più giudizi, ma osservazioni. Non “è pigro”, ma “noto che fa fatica a iniziare i compiti“. Non “non si impegna”, ma “vediamo insieme quali strategie possiamo adottare per aiutarlo a concentrarsi meglio?“. Questo approccio sposta il focus dal problema (“chi è la colpa?”) alla soluzione (“come possiamo collaborare?”). È un invito, per docenti e genitori, a spogliarsi delle proprie frustrazioni personali per parlare il linguaggio dei fatti e dei bisogni.
Uno strumento da utilizzare in classe
In questo dialogo, è fondamentale non dimenticare la dimensione emotiva dei ragazzi. Non sono macchine da performance. Camen suggerisce uno strumento come il “Fiore delle emozioni” per aiutare a decodificare gli stati d’animo che si celano dietro un brutto voto o un comportamento apatico: stanchezza, frustrazione, paura del fallimento. Riconoscere queste sfumature permette di guardare l’alunno nella sua interezza, al di là del rendimento.
Non esiste una formula magica, avverte Camen: “L’educazione è un percorso, fatto di piccoli passi. Ma se c’è un elemento che può accelerare questo processo, è l’atteggiamento del docente“. Pur riconoscendo l’enorme mole di lavoro che grava sugli insegnanti, l’autrice insiste su un punto: “La relazione è ciò che crea il ponte“.
Un clima sereno in classe non è un optional, ma la condizione necessaria perché avvenga un reale passaggio di conoscenze. Dove c’è apertura, ascolto e la percezione di uno scambio reciproco, anche i ragazzi si aprono, diventano più leggeri e partecipi. Un approccio positivo non significa buonismo, ma creare un ambiente protetto dove l’errore non è una colpa da sanzionare, ma un’opportunità per imparare. La scuola, ricorda Camen, “è fatta anche per sbagliare”.
Una bussola per affrontare il nuovo anno
In chiusura, Valentina Camen lascia tre messaggi a insegnanti, genitori e ragazzi: una bussola per affrontare le sfide di questo nuovo anno scolastico.
- Agli insegnanti: “Siate liberi. Create un ambiente e un clima sereno dove i ragazzi si possano allenare. Tenete fuori i giudizi, i commenti, le etichette. Il vostro ruolo non è ingabbiare un ragazzo in una definizione basata sul suo rendimento attuale. Un’insufficienza oggi non predice il futuro. L’insegnante non deve mai permettersi di tagliare le ali, perché il cambiamento è sempre possibile e il vostro compito è creare le condizioni perché possa avvenire“.
- Ai genitori: “Abbassate le aspettative. Siate leggeri. Guardate i vostri figli al di là dei voti. Costruite una relazione basata sulla fiducia e la complicità. Se un ragazzo si apre e vi racconta le sue difficoltà, avete già vinto, perché significa che si fida. E da quella fiducia potete partire per accompagnarlo nel suo percorso, senza sostituirvi a lui, ma camminandogli a fianco”.
- Ai ragazzi: “Si impara e si cresce anche sbagliando. Non abbiate paura di non raggiungere subito gli obiettivi. È sano preoccuparsi, è giusto dispiacersi per un fallimento. Ma ogni errore è un maestro. Analizzatelo, capite cosa vi sta insegnando su di voi e sul vostro metodo di lavoro, e usatelo per migliorare. La scuola è la vostra palestra“.
Il messaggio di Valentina Camen è un richiamo alla responsabilità collettiva. Costruire “genitori sicuri e adolescenti sereni” non è un compito delegabile, né alla famiglia, né alla scuola. È il risultato di un’alleanza coraggiosa, di un dialogo onesto e di uno sguardo che sappia sempre vedere, oltre l’alunno, la persona che sta crescendo. E questo, per un insegnante, è l’inizio di tutto.



















