Adolescente. Musulmana. Ribelle. Divisa tra due mondi, in cerca del suo.
Takoua ha quattordici anni e vive divisa tra due mondi. Da un lato è la figlia dell’imam che frequenta la moschea e studia il Corano, dall’altra è un’adolescente romana più o meno qualunque, a parte per il fatto che ha la pelle scura, un nome strano e un caratteraccio. Trovare un equilibrio, però, è difficile. Soprattutto quando sei cresciuta in Italia, ma sei periodicamente costretta a chiedere il permesso di soggiorno per restarci. Quando vorresti parlare liberamente l’arabo, ma per strada la gente ti guarda storto come se fossi una terrorista. E quando i pregiudizi ti colpiscono da entrambe le parti: da chi si aspetta che tu sia la musulmana perfetta, un modello di riferimento che non può mai sbagliare, e da chi crede che indossare il velo non sia una libera scelta bensì un segno di sottomissione. Ma Takoua non è l’unica ad avere una doppia vita. Marco, il suo migliore amico – bianco, biondo, italiano al 100% – ha lo stesso problema. Forse però una soluzione c’è: unire le forze e ribellarsi. Perché essere diversi talvolta è difficile ma, se qualcuno ci accoglie e ci prende per mano, può diventare meraviglioso.
Perché leggerlo in classe
- Dà voce all’identità multipla e alle sfide dell’integrazione: la storia di Takoua affronta il tema della doppia appartenenza culturale, mostrando quanto possa essere faticoso – ma anche arricchente – vivere tra due mondi. Un punto di partenza per parlare di cittadinanza, intercultura e inclusione.
- Parla di pregiudizi con il linguaggio dell’esperienza: il libro mette in scena le contraddizioni e le pressioni che chi cresce con un’identità “non standard” si trova spesso ad affrontare, da più fronti. È un racconto utile per far emergere stereotipi interiorizzati, riflettere sui propri preconcetti e favorire empatia.
- Un’amicizia che diventa alleanza: Takoua e Marco scoprono che le differenze possono unire invece che dividere. La loro amicizia, fatta di confronto, ironia e piccoli atti di ribellione, offre uno sguardo positivo e realistico su come si possa costruire una comunità più aperta, a partire dai banchi di scuola.