Quando il tuo nome ti insegna a lottare.
Rosa ha una sola grande passione: la scrittura. Secondo lei non c’è modo migliore per raccontare la realtà… o al massimo per ritoccarla un po’, con l’aiuto della fantasia, e renderla anche solo un poco più semplice da affrontare. Le cose a casa, infatti, non vanno benissimo: mamma Caroline, sempre via per lavoro, sembra irraggiungibile, papà Maxwell è pieno di preoccupazioni; e anche se porta il nome di Rosa Parks, la grande donna che negli anni Cinquanta ha dato inizio alla lotta contro la segregazione razziale negli Stati Uniti, per Rosa non è facile rispondere all’ignoranza di chi, a scuola, la prende in giro o la isola perché ha la pelle nera e per le sue origini. Per fortuna, non è sola. C’è zia Lory a spiegarle che i diritti umani si chiamano così perché valgono per tutti, c’è Nicola, il suo migliore amico, a starle vicino nei momenti più complicati… e c’è Rosa Parks, la cui persona, il cui messaggio, parlano a Rosa con voce più vera di ogni paura e pregiudizio.
Perché leggerlo in classe
È uno strumento per affrontare i temi del razzismo e del pregiudizio, attraverso un doppio binario: quello della scrittura e quello dell’ispirazione storica. Il libro mostra come la protagonista usi la fantasia non per fuggire dalla realtà (l’isolamento a scuola, i problemi familiari), ma per “ritoccarla” e renderla affrontabile. Permette di avviare un laboratorio pratico sulla scrittura come spazio sicuro per trovare la propria voce. Inoltre, il legame con l’omonima Rosa Parks offre un gancio didattico eccezionale per collegare l’esperienza personale del personaggio alla Storia collettiva, e discutere di come si trasforma la paura e l’ingiustizia in coraggio e azione.















