Uno scrigno di storie, leggende, magie dalla tradizione italiana. Per credere, come Calvino, che le fiabe sono vere.
Apparse per la prima volta sulle pagine dellʼ“Unità” nel 1952, scritte nellʼarco di dieci anni e pubblicate in una collana per ragazzi dallʼeditore Einaudi nel 1963, le storie di Marcovaldo sono un classico della nostra letteratura e, come sottolineò lʼautore nel presentare lʼedizione scolastica del 1966, grazie alla loro semplicità e allʼintrecciarsi di diversi piani narrativi si rivolgono tanto agli adulti che ai bambini. Richiamandosi apertamente alla favola e soprattutto alle «storielle a vignette dei giornalini per lʼinfanzia» (non è un caso, quindi, che a illustrare le novelle sia stato proprio Sto, il padre del Signor Bonaventura), Italo Calvino volle non solo esprimere «il proprio rapporto, perplesso e interrogativo, col mondo», ma anche raccontare il passaggio dallʼItalia povera e sottosviluppata a quella del miracolo economico, attraverso le poetiche e stralunate avventure di un personaggio che somiglia a «un “Buon Selvaggio” esiliato nella città industriale».
Perché leggerlo in classe
- Perché con le storie di Marcovaldo Italo Calvino volle esprimere il proprio “rapporto, perplesso e interrogativo, col mondo“.