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Incoraggiare i bambini alle prese con i propri limiti

By 21 Aprile 2016Giugno 27th, 2019Senza categoria

Gigliola Alvisi, autrice di Piccolissimo me, racconta com’è nato il suo romanzo che ha vinto il Premio Il Battello a Vapore 2015.

La trama, in breve: Michelangelo va alle elementari e ha un grande problema: è basso, proprio basso, molto molto più basso della media. I suoi compagni lo prendono sempre in giro e lui non può nemmeno lamentarsi quando torna a casa: sua madre, infatti, che è un’ex pallavolista altissima e super determinata, non capisce il suo problema.
Per fortuna le vacanze estive sono vicine e, come ogni anno, Michelangelo si rifugia nell’agriturismo dei nonni. Lì può divertirsi con il cane Nerone, fare lunghe passeggiate, corse in bicicletta e bagni nel fiume, oppure chiacchierare con il nonno Nino o aiutare la nonna Nina a cucinare i suoi manicaretti.
Questo finché non si presenta Missis Black, un’americana tanto eccentrica quanto bassa, che indossa sempre dei fantasiosi cappelli e che gli insegnerà a vedere il mondo da un punto di vista diverso…

Com’è nato Piccolissimo me?

Lo confesso, ho una passione sfrenata per i personaggi-bambini, per il loro sguardo limpido capace di smascherare le insicurezze, le paure, le contraddizioni degli adulti.

Io e Michelangelo ci conoscevamo già da un po’: ogni tanto facevamo quattro chiacchiere seduti sul muretto che si affaccia sulla spiaggia delle storie ancora da scrivere. Mi raccontava di sé, della sua frustrazione per essere così piccolo, dell’ostinato guardare altrove dei suoi altissimi genitori, del  costante desiderio di scappare in qualche posto remoto, lontano da percentili e confronti con bambini irrimediabilmente più grandi di lui.

Intanto arrivavano e passavano altre storie, e lui restava lì, fiducioso, a guardare l’orizzonte aspettando il momento giusto. Ogni tanto sospirava.

Un giorno dal parrucchiere, mentre sfogliavo un giornale di gossip, mi soffermai a guardare le foto di un matrimonio reale. C’erano gli sposi che salutavano la folla, e poi il corteo degli invitati: gli uomini in frac, le donne con improbabili cappelli civettuoli.

Sorrisi divertita osservando i particolari di quella sfida a colpi di piume, tese ondulate, fiori di seta e pensai che perfino una donna minuscola come Michelangelo avrebbe raggiunto un’altezza dignitosa con uno di quei capolavori di modisteria in testa. Altezza, cappello, tanti cappelli, un’intera collezione di cappelli, un’eccentrica signora americana, un agriturismo in Toscana…  

A ogni colpo di forbici del parrucchiere, un tassello andava ad aggiungersi al puzzle. Michelangelo saltò giù dal muretto, mi salutò con la mano e poi corse in spiaggia per incontrare Missis Black che arrivava trascinando una valigia straripante di straordinari cappelli.

Io intanto fremevo di impazienza sotto il soffio caldo del phon. Presto, non ho tempo da perdere, devo correre a casa a scrivere una storia; una storia che farà sorridere e incoraggerà i bambini alle prese con i propri limiti, che farà meditare i loro impauriti genitori, che renderà omaggio a tutte le Missis Black che arrivano come angeli custodi nelle nostre vite.

Gigliola Alvisi

Consulta qui i materiali didattici dedicati a Piccolissimo me: