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The Giver: la forza di un grande romanzo

By 15 Giugno 2021Giugno 25th, 2021Narrativa
the giver

A quasi trent’anni dalla pubblicazione, The Giver di Lois Lowry è a tutti gli effetti un classico della narrativa contemporanea per ragazzi. Un romanzo distopico che, dal 1993, continua ad appassionare i lettori dai 12 anni in su.

«Una coppia di genitori mi scrisse del figlio adolescente, autistico e affetto da mutismo selettivo, che da poco aveva parlato loro per la prima volta. A proposito di The Giver, insistendo perché lo leggessero» racconta l’autrice nella prefazione. «Un’insegnante del South Carolina mi disse che lo studente più turbolento e difficile della sua terza media l’aveva chiamata a casa, in un giorno in cui non c’era scuola, pregandola di leggergli al telefono il capitolo successivo», continua l’autrice (© 1993 Lois Lowry, © 2021 Mondadori Libri S.p.A., Milano, per l’edizione italiana).

Un romanzo in cui, oltre alla sua fantasia, ha giocato un ruolo importante la sua esperienza personale di figlia di un ufficiale dell’esercito. Una vita fatta di trasferimenti e di osservanza di regole rigide, molte vicine a quelle a cui deve sottostare Jonas, protagonista di The Giver, che poi le metterà in discussione. E lo farà prima di diventare lui stesso “il cambiamento che si vuole vedere nel mondo”. Un cambiamento che spaventa, e che forse è alla base del successo del romanzo. Ogni preadolescente, infatti, può ritrovarsi in Jonas e nella sua paura, nella sua esitazione quando si tratta di prendere decisioni destinate a cambiargli la vita.

Sul romanzo, la sua potenza narrativa e gli spunti che offre per la discussione in classe, interviene qui Sara Allegrini, autrice e insegnante di Scuola Secondaria di 2° grado .

Come si sa se una storia è una buona storia?
Se supera la prova del tempo, credo. The Giver, pubblicato in America quando io avevo 15 anni, oggi viene letto con la stessa passione e il medesimo coinvolgimento dai miei figli e dai miei alunni preadolescenti. Questo perché è una storia fuori dal tempo, universale.

Jonas è un Dodici e vive in una città senza nome, perché i nomi qui non contano e tutto è ordinato, razionale, trasparente, da quando si è scelto di passare alla Conformità. Non esistono differenze di pelle, non ci sono più neppure i colori, nessuna sfumatura. Tutto è previsto e prevedibile, e ciò è rassicurante.
Jonas, però, nasce con un dono, quello di vedere oltre. Perciò viene scelto per essere il nuovo Portatore di Ricordi, un serbatoio vivente del passato.
Perché gli Anziani che governano la città sanno che senza passato non esiste futuro. Come pure che il passato è consapevolezza degli orrori di cui è capace il genere umano, e che esso rappresenta un fardello.

Perciò gli abitanti di questa città “ideale” vengono tenuti in uno stato di minorità come bambini, vivono solo al presente, anestetizzando le emozioni e senza dover portare il peso della scelta. Tutto è già stato deciso per loro (lavoro, coniuge…), per evitare che possano compiere scelte sbagliate.

The Giver è questo. Un’avventura che sconcerta, che mentre la si legge in classe, fa calare il silenzio e mette in moto i cervelli, scatenando una serie di domande ineludibili.
Se dovessi scegliere tra Libertà o Verità, a quale delle due potrei rinunciare? Sono separabili?
E se conoscere la storia servisse davvero a qualcosa, magari a capire chi sono io oggi?
Per non provare mai il dolore della perdita, la spaccatura del tradimento, il terrore della morte, siamo disposti a rinunciare anche all’opposto? All’amore, al sacrificio di sé, che senza il dolore non sono comprensibili?
Sapremmo vivere in un mondo senza colori e differenze, e cosa significa essere individui unici e insostituibili?

Per questo quella raccontata in The Giver è una storia magnetica. E che apre al dibattito in classe su temi di educazione civica, storia, filosofia (la città di Jonas è una riattualizzazione della Kallìpolis platonica, e Jonas è l’uomo che esce dalla caverna e, contemplato il Sole, torna indietro dagli altri per liberarli dal buio), psicologia, sociologia, in una maniera trascinante ed efficace.

Sara Allegrini

Sara Allegrini è autrice di La rete (Mondadori), romanzo che ha vinto il Premio Orbil 2020. Trovi qui la scheda-libro e un estratto da scaricare.

 

Alle parole di Sara Allegrini aggiungiamo tre consigli di lettura, tre libri adatti alla riflessione con i ragazzi:

  • Fino alla fine del fiato, di Marco Magnone (Mondadori). Un romanzo che, a dieci anni dalla strage di Utøya, avvicina i ragazzi alle emozioni complesse di chi sopravvive a un attentato.
  • Quelle in cielo non erano stelle, di Nicoletta Bortolotti (Mondadori). Una storia potente per conoscere il disastro nucleare di Chernobyl, e riflettere su temi di attualità.
  • L’estate che ho dentro, di Viviana Maccarini (Rizzoli). Offre spunti di riflessione sul tema dell’accettazione di sè, e quello del rapporto con i social media, sempre più presenti nella vita dei più giovani.