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Se l’acqua scomparisse dal mondo

By 6 Aprile 2023Narrativa
banner LL Sete Loffredi

Sete è il romanzo visionario di Sara Loffredi, potentemente attuale, che ricorda le atmosfere di Dune e di Conan, il ragazzo del futuro.

L’autrice immagina un mondo post-apocalittico, in cui l’acqua buona da bere è quasi scomparsa dalla Terra. Nonostante l’ambientazione distopica, Sete ha un forte contatto con la realtà: se ne può affrontare la lettura con tutte le classi, a partire dalle medie.

Intervista all’autrice di Sete

Abbiamo posto delle domande a Sara Loffredi, alcune scritte e alcune in formato video.

Le risposte dell’autrice offrono numerosi spunti di riflessione e idee per stimolare la conversazione con ragazze e ragazzi.

1. Cosa ci si deve aspettare dalla lettura del libro?

La storia di Sete è ambientata nel 2055, in un mondo nel quale l’acqua sta finendo: la sorgiva è sotto controllo militare e la piovana è venduta al mercato nero.

In questo contesto incontriamo Alma, Edward e Luna − gli Arcadiani − che si muovono in luoghi ormai in rovina: da Byzan, la megalopoli estesa migliaia di chilometri, agli Sram, comunità isolate dove si coltiva ancora la poca terra fertile, fino alle Farm, depositi di server tenuti sotto il mare per il raffreddamento.

I tre all’inizio non si conoscono, ma vengono chiamati l’uno verso l’altro da Oltre, un altrove che non comprendono fino in fondo ma che li invita a cercare una nuova sorgente: come l’arca ha salvato dal diluvio, gli Arcadiani dovranno trovare il modo per salvare il pianeta dal diluvio asciutto.

Nel loro viaggio scopriranno però che qualcuno ha già trovato l’acqua: gli Elohi, un popolo che si sente eletto e non ha intenzione di condividere la sorgente con il resto dell’umanità. Gli Arcadiani si troveranno dunque di fronte a una scelta e a dover fare i conti con le fragilità che la sete ha risvegliato in ciascuno di loro.

2. Nei libri precedenti, come La costituzione degli animali o La casa di Paolo, trattavi argomenti legati alla “realtà”, mentre qui ha scelto di usare la fantasia. Tra i tuoi libri c’è però un legame, giusto?

 

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3. I romanzi post-apocalittici scritti tanti anni fa, stanno diventando sempre meno fantastici e molto realistici. Cosa potrebbe davvero avverarsi di Sete?

Ho passato un’estate di molti anni fa a leggere Saramago e ricordo Cecità come un libro magistrale nel mostrare la parte buia della natura umana e la sua feroce adattabilità agli eventi, allo stesso tempo una forza e una condanna. L’ipotesi presente in Sete, che porta il nostro pianeta a dover affrontare un futuro senza più acqua – di sorgente, quantomeno – è già presente, anche se ci auguriamo di trovare al più presto una soluzione sostenibile e soprattutto diffondibile su larga scala, perché l’accesso all’acqua deve essere garantito a tutti, non solo alla parte ricca del mondo.

4. Quindi qualcosa di Sete esiste già nel nostro mondo…

In Sete, la consapevolezza della mancanza di un futuro non avviene per tutti nello stesso momento e nello stesso modo: c’è chi decide di continuare a sperare, chi non regge l’idea di una fine lenta e decide di andarsene, chi preferisce ignorare la realtà proseguendo come se niente fosse.

Questa differenza di approccio ai problemi che ci attendono già esiste, e probabilmente è insita nell’umano. Allo stesso tempo, è presente la tendenza a cercare una soluzione che vada bene per il singolo o per il piccolo gruppo, non per la collettività. D’altronde il concetto di “bene comune” è difficile da accettare se non è presente su un piano profondo, di struttura mentale che inizia dall’infanzia: è per questo che è così necessario parlare di educazione civica ai bambini.

5. In un mondo dilaniato dalla mancanza di acqua, i tuoi protagonisti riescono ancora a sperare in un nuovo futuro non solo per loro stessi, ma per tutta l’umanità. Cosa li spinge ad andare avanti?

La strada è uno dei miei libri preferiti, da sempre. McCarthy è stato in grado di amputare la speranza dal mondo, lasciando un luogo atroce dove uomini mangiano altri uomini per sopravvivere, e allo stesso tempo è riuscito a dipingere un uomo e un bambino che mettono un piede dopo l’altro, ancora e ancora, ricordando prima di tutto di essere umani, e di volerlo restare anche in quella devastazione.

I miei personaggi vivono sul ciglio di quel disastro, lo vedono avvicinarsi all’orizzonte, dunque cercano una sorgente che non è solo nel mondo, ma anche dentro di loro. «Nel passato qualcosa in voi si è spezzato e della ferita dovete essere lieti. Seguite la mappa che emerge dalle cicatrici» dice loro Oltre, il misterioso altrove che li invita a partire insieme. Alma, Edward e Luna fanno quindi un viaggio nel viaggio, ed è quello che scoprono dentro di sé che permette loro di andare avanti, trovando la forza per cercare l’acqua, e per condividerla.

6. Saranno le ragazze e i ragazzi di oggi a salvare il mondo?

Certamente sì.

7. Perché hai voluto raccontare questa storia?

Perché era dentro di me da tanto tempo, e raccontarla ha significato innanzitutto fare un viaggio profondo e simbolico. Sono legata a questa storia in maniera più viscerale rispetto a tutte le altre che ho scritto, e il perché forse neppure io riesco a spiegarmelo del tutto. Spero che ai lettori faccia lo stesso effetto.